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Collana Aletheia

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La collana “Aletheia. Testi, saggi, ricerche”, diretta da Antonio Brancati, è articolata in monografie e quaderni; si propone di offrire – non solo agli specialisti – studi di diverso indirizzo tematico ma sempre di ampio respiro culturale.


ALETHEIA. MONOGRAFIE

ANTALDO ANTALDI, Notizie di alcuni architetti, pittori, scultori di Urbino, Pesaro e de’ luoghi circonvicini, a cura di ANNA CERBONI BAIARDI, Il lavoro editoriale, Ancona 1996, pp. 230.Nel raffinato ambiente della Pesaro del primo Ottocento il marchese Antaldo Antaldi (1770-1847), letterato, politico, appassionato d’arte e collezionista, redige un utile repertorio degli architetti e degli artisti. Il manoscritto, conservato alla Biblioteca Oliveriana di Pesaro, è stato originariamente completato nel 1805 come contributo all’Enciclopedia metodica critico-ragionata delle Belle Arti, edita a Parma tra 1817 e 1824 da Pietro Zani; più tardi, dopo il 1829, viene arricchito da giunte di Gaetano Giordani, conservatore della pinacoteca dell’Accademia Clementina di Bologna; più tardi sarà ancora integrato da Ciro Antaldi Santinelli, bibliotecario dell’Oliveriana. Il lavoro filologico della curatrice mette a disposizione degli studiosi un’edizione che, oltre a fornire i consueti repertori, dà conto delle diverse mani del testo.

 

LORETTA VANDI, Il manoscritto Oliveriano 1. Storia di un codice boemo del XV secolo, Il lavoro editoriale, Ancona 2004, pp. 268.

Specialista di arte medievale e di teorie artistiche, Loretta Vandi studia un prezioso codice boemo, che è stato redatto verso il 1480 dal grande miniatore Valentin Noh alla corte praghese di Ladislao II Jagellone – una corte per così dire pacificata dopo anni di lotte religiose, le cosiddette “guerre hussite” – e che poi, per vie non del tutto acclarate, è confluito nella libreria di Annibale Abbati Olivieri (1708-1789) e oggi è conservato nella Biblioteca Oliveriana di Pesaro. Si tratta di un “salterio-innario” dal ricchissimo apparato – lettere decorate, vignette dei mesi, soggetti realistici integrati nel bordi con foglie e fiori – che offre una serie di invenzioni iconografiche vivacissime e originali.

 

ANTONIO BRANCATI – GIORGIO BENELLI, Divina Italia. Terenzio Mamiani della Rovere cattolico liberale e il risorgimento federalista, Il lavoro editoriale, Ancona 2004, pp. 514.

Il volume, che ha riproposto all’attenzione degli studiosi e del più vasto pubblico, la figura – da qualche decennio ingiustamente “appannata” – di Terenzio Mamiani della Rovere, è il frutto di una complessa indagine partita dal fondo Mamiani custodito presso la Biblioteca Oliveriana di Pesaro. Emerge la figura di un uomo politico a tutto tondo, cattolico ma altresì liberale, in un momento in cui i due dati parevano antitetici, e animato da forti idealità federaliste («Nel sistema federativo mirabilmente si confanno e contemperano le franchigie locali e le generali», scriveva nel 1882). L’indagine qui proposta gli restituisce il ruolo di uno dei maggiori artefici del risorgimento nazionale.

 

ANTONIO BRANCATI – GIORGIO BENELLI, Signor Conte… Caro Mamiani. Volle il mio buon genio che io sedessi a lato del Conte di Cavour, Il lavoro editoriale, Ancona 2006, pp. 518

Questa indagine – per così dire – supplementare su Terenzio Mamiani della Rovere si colloca nel solco del rinnovato interesse per lo statista pesarese, suscitato dal volume Divina Italia degli stessi autori, e ne studia l’attività in Piemonte negli anni (1856-1861) della diretta collaborazione parlamentare e politica con il Cavour, quando il Mamiani sedeva nella camera elettiva del parlamento subalpino nell’ambito della maggioranza parlamentare, anche se su linee talora non coincidenti con quelle del Cavour, ma sempre in posizione di collaborazione leale, costruttiva e dialettica con il grande primo ministro.

Antonio Brancati, Giorgio Benelli, Laicità, massoneria e senso religioso nell’ultimo Mamiani. (1861-1885). Un cattolico liberale nell’epoca degli intransigentismi postunitari, Il lavoro editoriale, Ancona 2010, pp. 240.

Il volume, pubblicato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Pesaro nella collana “Aletheia”, conclude la grande ricerca iniziata anni fa da Antonio Brancati e Giorgio Benelli, i quali con gli studi già pubblicati (Divina Italia, 2004; Signor Conte… Caro Mamiani, 2007) hanno riproposto all’attenzione del pubblico e degli studiosi la vita e l’opera di Terenzio Mamiani della Rovere, grande protagonista nel Risorgimento italiano, la cui figura – come quella di altri padri della Patria – era da tempo un po’ velata.
Quest’ultimo tomo della trilogia studia la posizione politica di Terenzio Mamiani dopo la proclamazione del regno d’Italia. Una posizione fra “laicità, massoneria e senso religioso”, alla ricerca di un difficile “concordismo” che sanasse le ferite politiche e religiose post-risorgimentali, amplificate dalla fine traumatica del dominio temporale della Chiesa. “Nell’epoca degli intransigentismi postunitari” un cattolico liberale vedeva contrapporsi, al cattolicesimo inflessibile del non expedit e de “La Civiltà cattolica”, un radicalismo anticlericale non meno ferreo e impetuoso. Qui si colloca la doppia appartenenza di Terenzio Mamiani al cattolicesimo e alla massoneria. Lo studio di Brancati e Benelli riscopre non solo i segni di un’affiliazione massonica del Mamiani, che viene collocata ben prima di quanto ci si aspetterebbe, ma anche i passi che il medesimo compie nel tentativo di avviare a pacificazione l’aspro dissidio fra Chiesa e Stato nel segno della laicità della politica, della responsabilità civile dei cattolici, dell’ormai incombente “questione sociale”.

 
GIAN GALEAZZO SCORZA, Costanzo Sforza signore di Pesaro. 1473-1483, Pesaro 2006, pp. 416.

La monografia, condotta con sicuro taglio archivistico, è il risultato di indagini esaustive intraprese dall’autore, già direttore dell’Archivio di Stato di Pesaro, nei fondi archivistici presenti non solo nella città adriatica ma anche a Milano, Mantova, Siena, Venezia, oltreché alle biblioteche nazionali di Firenze e Napoli, alla Vaticana e alla nazionale di Parigi, dove lo Scorza ha studiato un rilevante fondo italiano trasferito oltr’alpe in età napoleonica. Il risultato è un vastissimo saggio sulla morte di Alessandro Sforza, primo signore di Pesaro di quella casata, e sulla signoria del figlio Costanzo, con un’appendice sui problemi successori alla morte di questo. Il volume è corredato da un indice dei nomi, redatto da Maria Chiara Benelli, e da un cd di documenti.


ALETHEIA. QUADERNI

copertina carrozza 103 x 150 Lettura pascoliana urbinate, a cura di GIORGIO CERBONI BAIARDI, ANTHONY OLDCORN e TIZIANA MATTIOLI, Il lavoro editoriale, Ancona 1998, pp. 150.

Occasione del libro è la nostalgia “tenera e avvelenata” che Giovanni Pascoli esibì, anche nell’avanzata senilità, per Urbino, gli Scolopi, i Cappuccini e gli altri luoghi urbinati della sua giovinezza; da lì muovono sette saggi – di Giuseppe Leonelli, Francesco Muzzioli, Mario Pazzaglia, Teresa Ferri, Arnaldo Di Benedetto, Rosamaria Lavava, Nino Lorenzi – che in qualche modo sono un risarcimento postumo ma soprattutto riproposta di un incontro critico e occasione di ascolto del massaggio pascoliano.

 

Il merito e la cortesia: Torquato Tasso e la corte dei Della Rovere, a cura di GUIDO ARBIZZONI, GIORGIO CERBONI BAIARDI, TIZIANA MATTIOLI e ANNA T. OSSANI, atti convegno Urbino e Pesaro 18-20 settembre 1996, Il lavoro editoriale, Ancona 1999, pp. 425.

Nel 1995, IV centenario della morte di Torquato Tasso, è maturata l’occasione di un convegno di studi tassiani nelle sedi dell’antico ducato roveresco. I venti saggi qui proposti indagano temi di corte, storici e artistici relativi dell’apogeo dei Della Rovere – un apogeo così prossimo al tramonto – e poi affrontano motivi tassiani e più propriamente letterari, come la Canzone al Metauro, le trame sospese del Gerusalemme, l’Armida con il suo stile, la sua fortuna e le sue metamorfosi, le traduzioni della Gerusalemme liberata in altre lingue.

 

Ripensare il 1948. Politica, economia, società, cultura, a cura di GIOVANNI TOCCI, atti convegno “Il 1948 cinquant’anni dopo”, Urbino e Pesaro 6-8 novembre 1998, Il lavoro editoriale, Ancona 2000, pp. 600.

Tutti ricordano che le elezioni del 18 aprile 1948 furono un snodo fondamentale per la storia dell’Italia contemporanea. Ma il 1948 è stato molto di più – è stato l’anno del consolidarsi della guerra fredda. – e questo terzo quaderno ne propone un’indagine a tutto campo, che studia il cinema del Neorealismo, le lotte mezzadrili, i rapporti tra Santa sede e il quadro politico nazionale e il problema del Mezzogiorno ma anche l’evoluzione del concetto europeo di nazione, i rapporti diplomatici fra Italia e Germania, la rottura fra Tito e Stalin, la nascita di Israele, il processo di integrazione europea. Un grande affresco con saggi di A. Varsori, M.L. Napolitano, R. D’Agata, M. Dell’Omodarme, F. Zaccarelli, R.H. Rainero, P. Pombeni, M. Pizzigallo, F. Scirrano, F. Soglian, G. Galasso, G. Pescosolido, A. Vignudelli, A. Pandolfi, A. Musi, D.W. Ellwood, A. Melloni, R. Grégoire, P.G. Magri, E. Moroni, E. Di Nolfo, A. Amato, A. Tonelli, E. Sori, D. Pela, D. Iacobucci, S. Pretelli, V. Bonazzoli.

 

Seconda lettura pascoliana urbinate, a cura di GIORGIO CERBONI BAIARDI, ANTHONY OLDCORN e TIZIANA MATTIOLI, Il lavoro editoriale, Ancona 2003, pp. 274.

Giovanni Pascoli si crucciava, in una lettera dell’ottobre 1900, «che sebbene io sia un bel nulla, a Urbino io sia considerato men che nulla».
Per smentire affettuosamente quell’impressione – scrive Anthony Oldcorn nella Premessa – «si sono riuniti nel nome di Giovanni  Pascoli in Urbino, nelle giornate del 21 e 22 maggio 2001, una dozzina di oratori e un numeroso pubblico. Questo libro, che il lettore stringe ora come la sua fanciullezza al petto, commemora quella commemorazione e porta testimonianza delle cose dette».

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