Nel corso dei nostri più recenti incontri uno degli argomenti centrali è stato, e non poteva essere altrimenti, “Banca Marche”.
L’entità del nostro investimento nel capitale della Banca e la capacità di produrre reddito fanno sì che la sua salvaguardia risulti determinante per il futuro della Fondazione.
E’ del tutto comprensibile quindi che le notizie che pressoché quotidianamente si susseguono su aspetti economici, finanziari, giuridici della vicenda siano all’attenzione della nostra comunità così come di quella dell’intera Regione.
Riteniamo pertanto utile e doveroso ribadire all’intera compagine sociale la posizione della Fondazione.
Una crisi finanziaria ed economica che, per intensità e durata, non ha riscontri nella storia recente del nostro Paese, si è palesata nell’attività bancaria con l’esponenziale incremento di posizioni deteriorate, caratterizzate cioè da diversi gradi di difficoltà ad adempiere ai propri obblighi.
Contemporaneamente il ridotto valore delle garanzie, rappresentate in larga parte da beni immobili ad uso civile ed industriale, costringeva le banche ad effettuare importanti rettifiche del valore dei crediti con la predisposizione di pesanti accantonamenti, sollecitate in questo dalla Banca d’Italia.
Che il problema sia stato comune all’intero sistema è testimoniato dal fatto che pressoché tutti i principali gruppi bancari hanno dovuto ricorrere al rafforzamento dei mezzi patrimoniali lanciando consistenti operazioni di aumento di capitale: una recente stima parla di un fabbisogno di oltre 11 miliardi di euro.
Per quanto riguarda più direttamente Banca Marche l’erosione della base patrimoniale ha indotto le Autorità di vigilanza ad assumere i noti provvedimenti di gestione provvisoria prima e di amministrazione straordinaria poi.
Lo sviluppo delle indagini conoscitive interne condotte dai Commissari e degli accertamenti da parte della Magistratura ci diranno poi se, ed eventualmente da parte di chi, ci sono state condotte sanzionabili sia nella consapevole concessione di affidamenti in assenza dei necessari presupposti, sia in una rappresentazione della situazione aziendale tale da alterare il giudizio dei portatori di interesse, in primo luogo dei soci.
Stante la complessità della vicenda, il Consiglio di amministrazione della Fondazione ha deciso di avvalersi della collaborazione di uno Studio legale per seguire le problematiche nei loro molteplici aspetti.
Venendo ad oggi, l’uscita di Banca delle Marche dall’attuale fase di commissariamento non potrà che avvenire con operazioni straordinarie di capitale alle quali la Fondazione non può né vuole partecipare.
Nell’ambito di queste operazioni verrà esaminata ogni iniziativa utile a salvaguardare il valore della nostra partecipazione.
A tal fine stiamo seguendo con attenzione anche l’ipotesi di un progetto condotto da un professionista, con il concorso di imprenditori marchigiani disponibili ad investire sulla banca locale, che dovrebbe concretizzarsi con un’offerta pubblica di scambio promossa da un Istituto quotato.
In un’ottica prudenziale, in sede di bilancio 2013, la partecipazione in Banca Marche è stata svalutata per oltre 59 milioni di euro con imputazione diretta a patrimonio, come consentito dalla vigente normativa.
Quale ultimo punto, alcune considerazioni sul rapporto Banca – Fondazione anche per dar conto e risposta a “riletture del passato” che vanno riportate nell’ambito dei diversi contesti di riferimento.
La nascita della Banca delle Marche ed il conseguente impegno della nostra Fondazione anche in termini finanziari nell’Azienda è frutto di una precisa scelta strategica maturata nell’ormai lontano 1994 in collaborazione con la Fondazione Carima prima e l’adesione della Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi poi.
Una scelta che si poneva l’obiettivo di mantenere in Regione una Banca capace di contribuire allo sviluppo economico locale, da perseguire con un forte radicamento territoriale ed un rapporto di prossimità con la clientela. Una scelta condivisa e vincente, oggi confermata dal costante interessamento della società civile e delle Istituzioni all’integrale recupero di tale ruolo.
Nel 2003, al termine di una serie di operazioni di dismissione volte ad agevolare l’ingresso di un azionariato diffuso e di partners industriali a supporto dell’attività commerciale della Banca, l’incidenza dell’investimento rispetto al patrimonio netto della nostra Fondazione era di poco superiore al 45%.
Negli anni successivi due operazioni di aumento di capitale mutano sostanzialmente la concentrazione del rischio sulla Banca conferitaria.
Nel 2007 gli Organi della Fondazione, nel deliberare l’adesione al progetto di aumento di capitale lanciato da Banca Marche, prendono atto che la sottoscrizione dell’ulteriore partecipazione farà salire la quota del patrimonio netto investita in azioni BdM ad oltre il 55% e che “la sottoscrizione dell’aumento di capitale a pagamento da parte di tutte e tre le Fondazioni socie, consentirebbe alle stesse di conservare la maggioranza assoluta delle azioni e con essa il premio che il mercato normalmente riconosce in caso di operazioni che attengono pacchetti di maggioranza, lasciando quindi impregiudicate anche dal punto di vista economico eventuali operazioni riguardanti il capitale della Banca”.
Si apre quindi una nuova fase nel corso della quale opportunità di ingresso in un primario gruppo bancario nazionale o di aggregazione con altri Istituti vengono meno anche per una rinnovata volontà di autonomia largamente condivisa da tutti gli attori interessati del territorio.
Nel frattempo i risultati economici si mostravano in linea con le attese e funzionali all’investimento effettuato.
L’ipotesi di un ulteriore intervento sul capitale sociale della Banca prende consistenza in sede di elaborazione del piano industriale 2011 – 2013. L’evoluzione dei mercati di riferimento, l’impatto dei nuovi standard patrimoniali e, soprattutto, le indicazioni dell’Organo di vigilanza a seguito dell’ispezione conclusasi nel gennaio 2011, rafforzano l’esigenza di perfezionare alcune operazioni straordinarie fra le quali un nuovo aumento di capitale; le Fondazioni, dopo un confronto con il Ministero dell’Economia e delle Finanze sui vincoli rappresentati dalla diversificazione degli investimenti, vi aderiscono pro quota.
Per la nostra Fondazione l’incidenza dell’investimento rispetto al patrimonio netto sale ad oltre il 73%.
La rinnovata consapevolezza di dover ricercare opportunità per un graduale disimpegno doveva confrontarsi con un mercato che dall’inizio della “grande crisi” non offriva occasioni utili.
Va inoltre rilevato che, trattandosi nel caso Banca Marche di un’Azienda non quotata, la dismissione di un pacchetto rilevante di azioni sarebbe potuta avvenire solo con accordi bilaterali che dal lato dell’offerta avrebbero dovuto vedere coinvolte e concordi le Fondazioni di riferimento a tutela del suo valore.
In un mercato rarefatto l’esperienza italiana delle Fondazioni quali investitori istituzionali veniva peraltro da più parti positivamente valutata.
L’allora Governatore della Banca d’Italia Mario Draghi, intervenendo alla Giornata Mondiale del Risparmio del 28 ottobre 2010 affermava: “L’esperienza italiana delle Fondazioni è positiva non solo per l’importante contributo che esse danno ad attività socialmente meritevoli, ma anche per aver svolto il ruolo di azionisti stabili, solide, delle banche: un ruolo in altri Paesi svolto da grandi investitori istituzionali, da noi poco presenti. Durante la crisi sono stati cruciali la loro visione a lungo termine e il loro ancoraggio al territorio, fattori propulsivi dello sviluppo locale, regionale, del Paese tutto…..così come il futuro si annuncia impegnativo per le banche lo sarà anche per i loro maggiori azionisti. ………….Per le ragioni descritte si richiederà loro una sforzo significativo di rafforzamento patrimoniale delle banche da affrontare senza esitazioni. Le Fondazioni devono seguitare a saper guardare lontano; devono comprendere che non possono sacrificare le prospettive delle loro banche, delle economie che esse servono al desiderio di ritorni monetari immediati, peraltro oggi più difficili da ottenere….”.
Con l’auspicio che le informazioni e le valutazioni che abbiamo ritenuto di mettere a Vostra disposizione possano costituire un utile contributo al confronto in sede della prossima Assemblea dei Soci, Vi salutiamo cordialmente.
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Il Presidente
Gianfranco Sabbatini